What’s Happening in Turkey?

“Che cosa sta succedendo in Turchia?” è il titolo della serata che si è svolta venerdì 7 giugno alla Bookique, il caffè letterario di via Torre d’Augusto a Trento. Organizzato da un gruppo di cittadine e cittadini turchi, in maggior parte studenti universitari e post-universitari, l’evento voleva approfondire, al di là dalle informazioni che arrivano attraverso televisioni e giornali, le motivazioni delle proteste che in questi giorni, partendo dalla difesa del Gezi Park a Taksim nel centro di Istanbul contro la costruzione di un centro commerciale, si sono progressivamente estese a tutto il grande paese euro-asiatico, con rivendicazioni che riguardano la progressiva erosione dei diritti civili che è avvenuta durante i 10 anni del governo del primo ministro Erdoğan.

Il pubblico, formato da una trentina di giovani da Turchia, Italia, e altri paesi, ha seguito con attenzione i filmati della protesta e le interviste arrivati attraverso i canali dell’informazione alternativa e proiettati su un grande schermo nello spazio esterno del locale.

 Al di là delle immagini che testimoniano la violenta repressione della protesta da parte della forze di polizia, ha colpito particolarmente l’intervista di un giovane blogger, che esprimeva allo stesso tempo la determinazione nel continuare a denunciare l’imposizione da parte del governo di un pensiero unico basato sull’ortodossia religiosa, che progressivamente sopprime la libertà di espressione di chi non vuole omologarsi, e la paura che da un momento all’altro le forze di sicurezza potessero arrestarlo per la sua attività di denuncia. E hanno colpito anche le interviste alle persone che stanno protestando a Taksim. Sono donne e uomini comuni (studenti, impiegati di banca, operai, artisti) ben diversi dai vandali anarchici che, secondo il governo, stanno guidando le proteste per sovvertire l’ordine democratico del paese, magari al soldo di potenze straniere.

Gli organizzatori della serata hanno diffuso fra il pubblico un documento che riassume le principali richieste del movimento di protesta: fine della brutale repressione della polizia, una stampa turca libera e imparziale, e l’apertura di un dialogo fra governo e manifestanti.

Le preoccupazioni per la situazione in Turchia sono al centro di un’attivazione urgente di Amnesty International che, a seguito del brutale e senza precedenti intervento delle forze di polizia contro le persone che stanno prendendo parte alle manifestazioni in diverse città,  ha sollecitato il governo a porre immediatamente fine all’uso eccessivo della forza e ad avviare un’inchiesta indipendente e imparziale su quanto accaduto, rendendone pubblici i risultati. La petizione, che si può sottoscrivere sul sito di Amnesty Italia, è stata anche presentata dal gruppo di Trento durante l’incontro di venerdì sera, raccogliendo molte firme fra i partecipanti.

Floriano Zini

DIRITTI UMANI NEGATI IN ITALIA: VIOLENZA DI GENERE E FEMMINICIDIO

Il workshop sulla violenza di genere tenuto dalla professoressa Donà ci ha permesso di leggere diverse sfumature sul dibattito in questione.
Quando si tratta di violenza di genere, il riferimento normativo a livello internazionale è rappresentato dalla  CEDAW, la Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne, adottata nel 1979 dall’Assemblea generale delle Nazioni unite, il qual documento si è confermato negli anni il punto di riferimento a livello internazionale attraverso il quale gli stati  sono stati chiamati a mantenere alta l’attenzione verso i diritti delle donne.
Per poter entrare nel merito della questione, durante il workshop è stata fatta una lettura della Raccomandazione generale n19 sulla violenza di genere adottata nel 1992 dal Comitato Cedaw e della Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne adottata nel 1993 in occasione della conferenza sui diritti umani di Vienna. In entrambi i documenti, è stato interessante esaminare la definizione non solo del concetto di uguaglianza (da intendersi di diritti umani), ma soprattutto di  violenza, fenomeno che può manifestarsi in molteplici modalità non solo di tipo fisico-coercitiva, ma che rinvia a  tutte le forme di limitazione della libertà della donna, tra cui anche quelle di tipo  economica e psicologica.

Durante la tavola rotonda successiva al workshop, la professoressa Donà ha potuto oltretutto sottolineare come la violenza di genere sia prevalentemente agita all’interno della sfera domestica, mentre la violenza contro le donne associata  alla criminalità di strada costituisce la minoranza dei casi denunciati. Inoltre, alla luce delle osservazioni conclusive redatte periodicamente dalla  commissione CEDAW, risulta che l’Italia  non sia  più manchevole di altri stati dal punto di vista del corpus normativo in vigore in materia. Il vero problema risiede infatti nella capacità di attuare quelle norme, il che rinvia all’azione di filtro operata da una cultura di genere tradizionalista propria di chi dovrebbe applicare quelle norme.  Ad esempio, ci si pone la domanda se nel trattare i casi di violenza gli operatori delle forze dell’ordine, della giustizia, del settore sanitario sono adeguatamente formati?

Il workshop tenuto dalla professoressa Donà ha messo in luce alcune misure adottate a livello internazionale e nazionale, ma l’esplosione del dibattito è propriamente avvenuta durante le ultime battute della giornata. Studenti e non hanno preso parte ad un acceso scambio di vedute specialmente sulle questioni di genere. Le mancanze culturali sono evidentemente ancora molte, e molto ancora il dialogo da produrre. Quel che è certo, è che in futuro l’Italia in materia di diritti non potrà più tenere gli occhi chiusi di fronte alle tematiche di genere. L’approvazione della ratifica della Convenzione di Istanbul da parte della Camera dei Deputati lo scorso 28 maggio è un esempio di come nuovi passi in un percorso verso la piena attuazione dei diritti umani sia più che mai urgente e necessario, nonché attuale.

Parità di diritti, riconoscimento del valore della donna e della sua presenza nella società sono strade che l’Italia dovrà percorrere se vorrà definirsi un paese che rispetta  i diritti umani. Come ha suggerito Pobbiati durante l’apertura della tavola rotonda: è tempo ormai di buttare alle spalle, chiudere il capitolo della violenza di genere alle spalle della storia, per far trionfare il progresso umano.

Alessia Donà è ricercatrice in scienza politica presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale e membro del Centro studi interdisciplinari di genere dell’Università degli Studi di Trento . Tra le diverse pubblicazioni troviamo “Genere e politiche pubbliche. Introduzione alle pari opportunità.”, Milano : Bruno Mondadori, 2007.

Buon compleanno, Amnesty!

Il 28 maggio 1961 compariva sul quotidiano inglese The Observer l’articolo The Forgotten Prisoners (I prigionieri dimenticati). L’articolo denunciava le persecuzioni subite da chi semplicemente si esprimeva in maniera libera e sollecitava una mobilitazione dell’opinione pubblica. La reazione in seguito alla pubblicazione dell’articolo dava l’avvio alle attività di Amnesty International.

Sono passati 52 anni da quel giorno e tante cose sono cambiate nel mondo, ma l’attività di Amnesty International rimane necessaria per lottare contro le violazioni dei diritti umani e dare speranza alle persone che le subiscono.

La settimana scorsa e’ stato presentato il Rapporto Annuale 2013. La mancanza d’azione a livello globale in favore dei diritti umani sta rendendo il mondo sempre più pericoloso per i rifugiati e i migranti. È questo il messaggio diffuso da Amnesty International in occasione del lancio del suo Rapporto annuale 2013, che descrive la situazione dei diritti umani in 159 paesi e territori, nel periodo tra gennaio e dicembre 2012.

Ne approfittiamo per ricordare che domani 29 maggio 2013 alle ore 17 presso il giardino del Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Trento si svolgerà l’iniziativa Diritti Umani Negati in Italia. Amnesty incontra l’Università

DIRITTI UMANI NEGATI IN ITALIA: AMNESTY INTERNATIONAL INCONTRA L’UNIVERSITÀ

Mercoledì 29 maggio dalle ore 17 alle 19.30, al Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Trento (mappa), si terrà l’evento Diritti umani negati in Italia: Amnesty incontra l’Università. L’iniziativa vuole essere un’occasione di approfondimento e riflessione su alcune delle tematiche più attuali riguardanti i diritti umani nel nostro Paese, tematiche sulle quali società civile e politica sono chiamate a confrontarsi e a prendere posizione e si articolerà in due momenti.

17.00-18.00 WORKSHOP:

  • Violenza di genere e femminicidio: Relatrice: Alessia Donà, ricercatrice presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale di Trento
  • Orientamento sessuale: pregiudizi e discriminazione: Relatori: Fabio Fasoli, ricercatore presso il Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione dell’Università di Padova, e Simone Sulpizio, ricercatore presso il Dipartimento di Psicologia e Scienza Cognitive di Trento
  • Carceri e situazione dei detenuti: Relatrice: Antonia Menghini, ricercatrice presso la Facoltà di Giurisprudenza di Trento

I workshop si focalizzeranno su tre delle tematiche presenti nell’Agenda in 10 punti per i diritti umani in Italia recentemente lanciata da Amnesty International. I workshop serviranno a fornire gli elementi basilari sulle tre tematiche, puntando a un coinvolgimento attivo dei partecipanti.

18.00-19.30 TAVOLA ROTONDA

La tavola rotonda verrà aperta da Paolo Pobbiati, attualmente vice presidente di Amnesty International Sezione Italiana, che parlerà di L’attività di Amnesty International in Italia: cosa puoi fare tu, e proseguirà sviluppando gli spunti emersi nel corso dei workshop.

Tutti i momenti dell’iniziativa sono basati sono un’attiva partecipazione del pubblico, da cui dipenderà il successo dell’evento. Vi aspettiamo numerosi!

Seguite l’evento su facebook

Qui sotto la locandina

locandina 29 maggio

 

Il teatro dell’Oppresso: Scusi lei non può rimanere qui

Venerdì 17 maggio, giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia, la sala della Filarmonica di Rovereto ha ospitato con successo lo spettacolo di Teatro dell’Oppresso Scusi lei non può rimanere qui della compagnia “L’altra faccia del Dado” di Verona. L’evento è stato organizzato da Fabio Fasoli e Simone Sulpizio, giovani ricercatori delle Università di Padova e di Trento, nell’ambito del progetto Omofobia, stereotipi sessuali e informazioni veicolate dalla voce. Eravamo lì come attivisti, a raccogliere firme per sollecitare le indagini sull’assassinio di Noxolo Nogwaza, giovane sudafricana uccisa a causa del suo orientamento sessuale, e per raccogliere messaggi di solidarietà per gli attivisti LGBTI (lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuati) sudafricani; ed eravamo lì come persone, a osservare la messa in scena di un paradosso fin troppo vero e fin troppo noto:

Laura trova Luisa, sua compagna da quindici anni, svenuta in bagno. Chiama l’ambulanza e corre in ospedale. Da quel momento non le è più concesso avere notizie della salute della sua compagna: non è una parente e, per la legge italiana, condividere la vita con Luisa non le dà alcun diritto. A decidere le cure per Luisa è sua sorella Maria Vittoria, feroce donna in carriera che non ha tempo e voglia di ascoltare le parole di quella che con ironia chiama “l’amica di mia sorella”. Laura non può più vedere la sua compagna ed esserle vicino quando purtroppo muore. Viene allontanata dalla bara durante il funerale e tenuta a distanza di sicurezza. E, come se non bastasse un mese dopo Maria Vittoria irrompe nella casa che Laura e Luisa condividevano rivendicandone la proprietà: la casa era di Luisa e, per la legge, Laura è solo un’ospite.

Il teatro dell’Oppresso è una forma di teatro interattivo sviluppata dal registra brasiliano Augusto Boal, che ha lo scopo di rendere gli spettatori consapevoli dei conflitti sociali e delle ingiustizie attraverso il loro coinvolgimento attivo sulla scena. Il punto è: cosa puoi fare per cambiare le cose? A turno si poteva salire sul palco e cercare di cambiare il corso della storia. La scena si ripeteva in continuazione, con nuovi personaggi, nuovi sviluppi, differenti tentativi di risoluzione del conflitto e di riparazione delle ingiustizie e discriminazioni subite da Laura.Ma, complice la bravura degli attori, a ogni tentativo di risoluzione, un nuovo muro si erigeva. E si ritornava al punto di partenza.

La storia di Laura e Luisa è solo un esempio di situazioni che conosciamo fin troppo bene. La legge italiana non prevede il matrimonio per coppie omosessuali, non riconosce i matrimoni e le unioni celebrati all’estero, e non garantisce pari diritti ai figli di coppie omogenitoriali.  Mentre in Europa si legalizzano i matrimoni per coppie omosessuali, in Italia l’omofobia non è ancora criminalizzata. Nella nostra legislazione l’omofobia e la transfobia non sono considerate possibili cause di discriminazione. Le vittime di reati di natura discriminatoria basati sull’orientamento sessuale e l’identità di genere non hanno la stessa tutela delle vittime di discriminazione razziale o religiosa.

Qual è dunque la soluzione per tentare di cambiare lo stato delle cose? L’ultimo spettatore salito sul palco suggeriva il meccanismo della pressione sociale: la perfida Maria Vittoria, quando visita Laura con l’intenzione di sfrattarla, si trova di fronte un amico della donna, che promette di denunciare all’opinione pubblica la sua omofobia. Questo è il lavoro che fa Amnesty International: denuncia delle discriminazioni e promozione dei diritti delle persone LGBTI. Amnesty, all’interno della campagna “Per un’Europa senza discriminazione”, appoggia e sostiene le iniziative delle associazioni LGBTI, con lo scopo di promuovere la libertà di espressione e di riunione delle persone LGBTI.  Amnesty continua a chiedere agli stati una maggiore tutela delle vittime di discriminazione per l’orientamento sessuale e l’identità di genere.

Penso ancora che sarei voluta salire anche io sul palco. L’hanno fatto in tanti, ognuno a suo modo. Della serata resta chiara in noi la bella consapevolezza che tutti nella sala condividevamo un’idea: la protezione dei diritti umani non prevede eccezioni.

Francesca

Giornata contro l’omofobia a Rovereto

Nell’ambito della manifestazione LIBERI-LIBERE DI ESSERE che si svolgerà in Trentino dal 12 al 19 maggio per celebrare la IX Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia, il gruppo di Trento di Amnesty International parteciperà allo spettacolo di Teatro dell’oppresso: “Scusi lei non può rimanere qui”, a cura della compagnia L’altra faccia del dado.

L’evento si terrà il 17 Maggio a Rovereto (TN) presso la Sala Filarmonica, Corso Rosmini 78, alle ore 21.00.

Quest’anno Amnesty International ha deciso di dedicare la giornata ai crimini d’odio e alla violenza contro le persone LGBTI (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender/Transessuali, Intersessuati) in Sudafrica.

Nonostante le protezioni istituzionali adottate dal governo per la tutela delle vittime di omofobia e transfobia, in Sudafrica i crimini d’odio e gli episodi di violenza nei confronti di persone a causa del loro orientamento sessuale o identità di genere sono molto diffusi. Questo stato di cose è aggravato dalla mancanza di indagini da parte della polizia, aumentando sia il clima di impunità che il senso di insicurezza tra le persone Lgbti.

Amnesty International vuole portare la propria solidarietà agli organizzatori dei Pride, agli attivisti e alle organizzazioni Lgbti, affinché continuino a lottare contro la discriminazione e la violenza.

Nel corso della serata saranno prese in analisi le forme di omofobia sul territorio italiano, la mancanza di una legislazione penale adeguata che tuteli le vittime di discriminazione per l’orientamento sessuale e le posizioni che Amnesty International ha preso a riguardo.

Il gruppo di Trento sarà presente nell’atrio del teatro per raccogliere firme e i vostri messaggi di solidarietà per il Sudafrica.

Per visualizzare la locandina, fare click qui

A nudo

Giovedì 16 maggio alle ore 21 presso lo Spazio Off, Via Venezia 5 (Trento), avrà luogo lo spettacolo “A NUDO” in occasione della Giornata Mondiale contro l’Omofobia; suggestioni da “Brokeback Mountain” di A.Proulx, di e con Davide Cuccuru, progetto luci di Marco Ferrero, collaborazione alla messa in scena Maurizio Babuin.
Il gruppo di Amnesty Trento sarà presente con un tavolino di raccolta firme e fondi.
Info e prenotazioni: 333 27 53 033 – info@spaziooff.com
Per i soci Amnesty il biglietto è ridotto (8 euro).