“Il buio dietro di me” è un libro autobiografico che parla della vicenda di Damien Echols, uomo ingiustamente condannato a morte nel 1994 assieme a due amici, Jason Baldwin e Jessie Missekelley (a cui vennero inflitte però pene detentive e non quella capitale), per l’orrendo omicidio di tre bambini. Dopo un lungo percorso giudiziario (il caso diverrà noto come quello dei “West Memphis Three”) e grazie anche all’appoggio della moglie Lorri Davis, conosciuta e sposata quando già in carcere, e di personaggi noti del mondo della musica (Eddie Vedder e Marilyn Manson tra gli altri) e dello spettacolo (Johnny Depp, Peter Jackson e non solo), verrà con gli altri due liberato nel 2011 (a mezzo, fra l’altro, di un vergognoso stratagemma legale).
La storia viene narrata in prima persona e racconta della vita del protagonista sin dalla sua infanzia, pur con frequenti sbalzi temporali che non stonano affatto, ma, anzi, aiutano a ricollegare le varie vicende e a ricostruire i perversi meccanismi che possono portare un innocente a finire dietro le sbarre con gravissime ed infamanti accuse. E così succede di passare da momenti riguardanti la vita carceraria, della quale vengono raccontati sopraffazione e squallore, ad altri relativi alla crescita di Damien in un ambiente privo di affetti e di significative relazioni sociali e, per contro, segnato da una progressiva emarginazione e dallo stigma dovuto ad un carattere sempre più ribelle e controcorrente. Tutti elementi che, ovviamente, diventeranno rilevanti quando si troverà ad essere incastrato in un meccanismo giudiziario quantomeno discutibile.
L’esposizione è caratterizzata da uno stile discontinuo, che certo può rendere più faticosa la lettura, ma in maniera efficace rappresenta i differenti stati d’animo che attraversano Damien a seconda delle vicende narrate, in particolar modo laddove rabbia e frustrazione comprensibilmente si fanno sentire. Sì che poco spazio alla fine viene lasciato al perdono e alla conciliazione.
Così come emerge tristemente e con tutta evidenza come il fattore economico (spesso, purtroppo, rilevante e, di conseguenza, gravissima quanto ingiusta fonte di discriminazioni nell’efficienza delle difese nei processi) risulterà anche in questo caso decisivo, visto che sarà solo grazie all’intervento delle star dello spettacolo, che contribuiranno a fornire le necessarie risorse agli avvocati, se si potranno affrontare esami, come quello del DNA, costosissimi (si parla di milioni di dollari), ma alla fine determinanti per scagionare i condannati.
Il libro contiene, in coda, un breve, ma utile ed esaustivo, riassunto della vicenda giudiziaria, dal quale emergono con evidenza tutte le assurdità e le storture, la carenza di elementi di prova che hanno purtroppo portato comunque alla condanna di tre innocenti a pene così gravi e ad una così lunga, quanto ingiusta, detenzione.
Se ne consiglia, quindi, la lettura in quanto utile strumento di riflessione sugli effetti distorti cui può portare un sistema giudiziario nel quale discriminazione e fattori economici risultano essere sovente decisivi, a maggior ragione qualora sia in ballo la pena di morte, che, anche da questo punto di vista, risulta essere strumento da condannare.
Francesco Bridi