Buone notizie – Gennaio 2015 (1)

Prigionieri di coscienza

Turchia – Halum Selam Tufanli, obiettore di coscienza, è stato rilasciato il 12 dicembre 2014 dopo essere stato condannato a 10 giorni di carcere per “rifiuto di rispondere alla leva”. Nel 2011, aveva rifiutato di prendere parte a un’esercitazione della durata di un giorno nel territorio di Cipro nord occupato dalla Turchia.

Azerbaigian – A seguito di un decreto di grazia presidenziale emesso il 29 dicembre 2014, sono stati rilasciati 87 prigionieri tra cui alcuni prigionieri di coscienza adottati da Amnesty International: tra questi, gli attivisti del movimento giovanile NIDA Uzeyir Mammadov e Zaur Gurbanli e i giornalisti Zvaz Zeynalov e Serdar Alibeyli.

Pena di morte

Stati Uniti d’America – Il 31 dicembre 2014 il Governatore del Maryland Martin O’Malley ha commutato in ergastolo senza condizionale le condanne a morte degli ultimi quattro detenuti nel braccio della morte, Vernon Evans, Anthony Grandison, Jody Lee Miles e Heath William Burch. Secondo il governatore, lasciare gli ultimi quattro prigionieri in attesa di esecuzione “non sarebbe servito al bene pubblico (…). In un governo rappresentativo, le esecuzioni di stato rendono ogni cittadino partecipe di un omicidio legalizzato”. Il Maryland aveva abolito la pena di morte nel 2013, ma la legge non era retroattiva.

What’s Happening in Turkey?

“Che cosa sta succedendo in Turchia?” è il titolo della serata che si è svolta venerdì 7 giugno alla Bookique, il caffè letterario di via Torre d’Augusto a Trento. Organizzato da un gruppo di cittadine e cittadini turchi, in maggior parte studenti universitari e post-universitari, l’evento voleva approfondire, al di là dalle informazioni che arrivano attraverso televisioni e giornali, le motivazioni delle proteste che in questi giorni, partendo dalla difesa del Gezi Park a Taksim nel centro di Istanbul contro la costruzione di un centro commerciale, si sono progressivamente estese a tutto il grande paese euro-asiatico, con rivendicazioni che riguardano la progressiva erosione dei diritti civili che è avvenuta durante i 10 anni del governo del primo ministro Erdoğan.

Il pubblico, formato da una trentina di giovani da Turchia, Italia, e altri paesi, ha seguito con attenzione i filmati della protesta e le interviste arrivati attraverso i canali dell’informazione alternativa e proiettati su un grande schermo nello spazio esterno del locale.

 Al di là delle immagini che testimoniano la violenta repressione della protesta da parte della forze di polizia, ha colpito particolarmente l’intervista di un giovane blogger, che esprimeva allo stesso tempo la determinazione nel continuare a denunciare l’imposizione da parte del governo di un pensiero unico basato sull’ortodossia religiosa, che progressivamente sopprime la libertà di espressione di chi non vuole omologarsi, e la paura che da un momento all’altro le forze di sicurezza potessero arrestarlo per la sua attività di denuncia. E hanno colpito anche le interviste alle persone che stanno protestando a Taksim. Sono donne e uomini comuni (studenti, impiegati di banca, operai, artisti) ben diversi dai vandali anarchici che, secondo il governo, stanno guidando le proteste per sovvertire l’ordine democratico del paese, magari al soldo di potenze straniere.

Gli organizzatori della serata hanno diffuso fra il pubblico un documento che riassume le principali richieste del movimento di protesta: fine della brutale repressione della polizia, una stampa turca libera e imparziale, e l’apertura di un dialogo fra governo e manifestanti.

Le preoccupazioni per la situazione in Turchia sono al centro di un’attivazione urgente di Amnesty International che, a seguito del brutale e senza precedenti intervento delle forze di polizia contro le persone che stanno prendendo parte alle manifestazioni in diverse città,  ha sollecitato il governo a porre immediatamente fine all’uso eccessivo della forza e ad avviare un’inchiesta indipendente e imparziale su quanto accaduto, rendendone pubblici i risultati. La petizione, che si può sottoscrivere sul sito di Amnesty Italia, è stata anche presentata dal gruppo di Trento durante l’incontro di venerdì sera, raccogliendo molte firme fra i partecipanti.

Floriano Zini