SMS solidale contro la violenza sulle donne


A partire da domenica 23 febbraio e per tre settimane sarà possibile donare 1 € ad Amnesty International inviando un SMS al numero 45599 da tutti i cellulari personali Tim, Vodafone, Wind, 3, CoopVoce, Postemobile e Noverca oppure 2/5 € chiamando lo stesso numero da rete fissa Telecom Italia, Infostrada, Fastweb e TWT.

Inoltre potete firmare l’appello su violenza contro le donne e femminicidio in Italia all’indirizzo: http://www.amnesty.it/fermiamo-violenza-contro-donne.

Scarica il comunicato stampa della Sezione Italiana.

 

14 febbraio 2014 – One Billion Raising

Anche quest’anno in occasione del 14 febbraio, giorno di San Valentino, Amnesty International Italia aderisce a One Billion Rising, la mobilitazione mondiale ideata dalla scrittrice e drammaturga statunitense Eve Ensler, fondatice del movimento V-Day e autrice de I monologhi della vagina.

La campagna V-Day vuole mobilitare un miliardo di donne e uomini in tutto il mondo per dimostrare la forza e la solidarietà collettive a sostegno dell’eliminazione della violenza contro le donne e le ragazze. Quest’anno la parola d’ordine sarà giustizia.

Amnesty International Italia lancia inoltre una petizione per proteggere dalla violenza e dalla discriminazione le donne del Marocco.

Il 23 gennaio, il parlamento marocchino ha abolito la norma in base alla quale il responsabile dello stupro di una minorenne poteva evitare il carcere sposandola: una buona notizia, dato che le sopravvissute alla violenza non dovranno più affrontare la sofferenza di essere costrette a sposare il proprio aggressore. Tuttavia, la legislazione risulta ancora inadeguata a  proteggere del tutto le vittime di violenza sessuale. Per questo Amnesty International chiede al parlamento del Marocco che tutti gli articoli del codice penale che discriminano le donne e le sopravvissute alla violenza sessuale siano abrogati o modificati.

Firma l’appello per proteggere le donne dalla violenza e dalla discriminazione in Marocco!

Partecipa alle iniziative sul tuo territorio

Condividi le tue foto sulla pagina Facebook di One Billion Rising Italia

 

10 ottobre 2013 – No alla pena di morte nei Caraibi!

Oggi 10 ottobre 2013 si svolge l’undicesima Giornata mondiale contro la pena di morte. Quest’anno la Giornata è dedicata alla pena capitale nei paesi caraibici anglofoni. Tutti questi paesi continuano, ancora oggi, a mantenere l’uso della pena di morte per il reato di omicidio, ma anche il tradimento, i crimini militari e gli atti di terrorismo sono considerati reati punibili con la pena capitale in molti di questi paesi. Il metodo attraverso il quale viene eseguita la condanna è solitamente l’impiccagione.

Amnesty International chiede alle autorità delle Barbados e a Trinidad  e Tobago di abolire le misure che richiedono l’imposizione della pena di morte con mandato obbligatorio, attraverso l’appello che è possibile firmare direttamente online sul sito nazionale di Amnesty. In questi paesi infatti non avvengono esecuzioni dal 1984 (Barbados) e dal 1999 (Trinidad e Tobago), ma prevedono ancora che la pena di morte possa essere comminata con mandato obbligatorio; i giudici possono, quindi,  emettere una condanna a morte, senza essere obbligati a tenere in considerazione i cosiddetti fattori attenuanti, come la situazione personale dell’imputato (la disabilità mentale per esempio).

 

Elena Franchini

 

Discriminazione, sgomberi, segregazione, violenza: i rom in Europa di Riccardo Noury

FULVIA-VITALE-Danzatori-Rom-500x366

Discriminazione | “Riguarda l’Europa. Riguarda te”. Questo è lo slogan ufficiale del 2013, Anno europeo dei cittadini.

Circa la metà dei 10-12 milioni di rom che vivono in Europa si trova nei paesi dell’Ue.

Otto famiglie rom su 10 sono a rischio povertà. Solo un rom su sette ha terminato le scuole di secondo grado. A livello dei singoli stati membri, le comunità rom si collocano al di sotto di quasi tutti gli indici di sviluppo sui diritti umani.

No, l’Europa non riguarda i rom. Va detto un’altra volta ancora, all’ennesima vigilia della Giornata internazionale dei rom e dei sinti che si celebrerà lunedì 8 aprile.

Lo dice il fatto che a distanza di oltre un decennio dall’adozione della Direttiva sull’uguaglianza razziale del 2000 e di quattro anni dall’entrata in vigore della Carta dei diritti fondamentali, mai una volta la Commissione europea ha ritenuto di dover avviare qualche azione a sostegno dei diritti dei rom.

Che l’Europa non riguardi i rom, lo pensano anche alcuni cittadini degli stati membri.

In un sondaggio effettuato nel 2012, il 34 per cento degli europei riteneva che i cittadini dei loro paesi si sarebbero sentiti a disagio, e il 28 per cento “mediamente a loro agio” se i loro bambini avessero avuto dei rom come compagni di classe.

In Bulgaria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria, dal gennaio 2008 al luglio 2012, vi sono stati oltre 120 attacchi gravi contro i rom e le loro proprietà, tra cui sparatorie, accoltellamenti e lanci di bombe Molotov.

Gli sgomberi forzati continuano a costituire la regola, e non l’eccezione in molti paesi europei, tra cui Francia, Italia e Romania. L’istruzione è segregata in Grecia, Repubblica Ceca e Slovacchia, in contrasto con le leggi nazionali ed europee che proibiscono la discriminazione razziale.

Ecco la situazione, nel dettaglio, in alcuni paesi:

In Bulgaria si stima che i rom siano 750.000, il 9,94 per cento della popolazione. Più del 70 per cento dei rom dei centri urbani vive in quartieri segregati. In 14 attacchi contro persone rom e/o loro proprietà, portati a segno tra settembre 2011 e luglio 2012, sono morte almeno tre persone e altre 22, tra cui una donna incinta e due minori, sono rimaste ferite.

I circa 200.000 rom presenti nella Repubblica Ceca costituiscono l’1,9 per cento della popolazione. Più o meno un terzo (dalle 60.000 alle 80.000 persone) vive in 330 insediamenti per soli rom, all’interno dei quali la disoccupazione è superiore al 90 per cento. I bambini e le bambine rom costituiscono il 32 per cento del totale di coloro che sono assegnati a scuole per “alunni con lieve disabilità mentale” e che seguono programmi scolastici ridotti. Nel corso degli attacchi violenti verificatisi tra il gennaio 2008 e il luglio 2012 sono stati uccisi almeno cinque rom e almeno 22, tra cui tre minorenni, sono rimasti feriti.

In Francia vivono circa 500.000 traveller, molti dei quali cittadini francesi. Vi sono poi altri 15.000 – 20.000 rom provenienti da Bulgaria e Romania. I migranti rom dei campi e degli insediamenti informali sono oggetto di sgomberi forzati e di espulsione verso i paesi d’origine. Nel 2012 sono stati eseguiti 11.803 sgomberi, l’80 per cento dei quali aventi caratteristiche di sgombero forzato. Ieri, ce n’è stato un altro, che ha coinvolto oltre 200 persone. Solo il 10 per cento dei rom ha completato gli studi secondari.

Dei circa 750.000 rom residenti in Ungheria, il 7,49 per cento della popolazione, solo il 20 per cento ha un’istruzione superiore al primo grado, rispetto alla media nazionale del 67 per cento. Solo lo 0,3 per cento ha conseguito un diploma universitario. Tra gennaio 2008 e settembre 2012, vi sono stati 61 episodi di violenza contro i rom e le loro proprietà, che hanno causato la morte di nove persone, tra cui due minorenni, e decine di feriti, 10 dei quali in modo grave.

I circa 150.000 rom, sinti e caminanti presenti in Italia costituiscono lo 0,25 per cento della popolazione del paese. Le comunità rom comprendono persone provenienti da altri paesi dell’Ue (soprattutto la Romania) e dai paesi dell’ex Jugoslavia, un numero imprecisato di apolidi e circa un 50 per cento di cittadini italiani. Solo il 3 per cento è costituito da gruppi itineranti. Oltre un quarto dei rom presenti in Italia, circa 40.000 persone, vive in campi, informali o autorizzati ma comunque a rischio di sgombero forzato. Negli ultimi sei anni, a Roma e a Milano, ne sono stati eseguiti oltre 1000, quasi uno al giorno e nella stragrande maggioranza dei casi si è trattato di sgomberi forzati. Il 51 per cento della popolazione italiana ritiene che la società non trarrebbe beneficio dalla migliore integrazione dei rom.

In Romania si stima vivano 1.850.000 rom, l’8,63 per cento della popolazione. Circa l’80 per cento dei rom vive in povertà e quasi il 60 per cento risiede in comunità segregate e senza accesso ai servizi pubblici essenziali. Il 23 per cento delle famiglie rom (su una media nazionale del 2 per cento) subisce multiple privazioni relative all’alloggio, tra cui il mancato accesso a fonti d’acqua potabile e a servizi igienico-sanitari così come l’assenza di titoli comprovanti la proprietà dei loro alloggi.

I circa 490.000 rom presenti in Slovacchia costituiscono il 9,02 per cento della popolazione. Un terzo dei bambini e delle bambine rom, il 36 per cento, si trova in classi segregate per soli rom, il 12 per cento è assegnato a scuole speciali. Nello spazio di una generazione, il numero degli alunni rom assegnati alle scuole speciali è più o meno raddoppiato. Tra il gennaio 2008 e il luglio 2012 vi sono stati 16 attacchi contro i rom o le loro proprietà: cinque rom sono stati uccisi e altri 10 feriti.

In Slovenia i rom sono circa 8500 e costituiscono lo 0,41 per cento della popolazione. A differenza della percentuale nazionale che arriva quasi al 100 per cento, i rom che vivono nel 20-30 per cento degli insediamenti nel sud-est del paese sono privi di accesso all’acqua. Mentre i litri d’acqua per uso personale sono in media 150 al giorno (con punte del doppio nei centri urbani), alcune famiglie rom hanno accesso solo a 10 – 20 litri d’acqua a persona.

Sul sito di Amnesty International Italia, è online da stamattina un appello indirizzato alla Commissaria europea per la giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza, Viviane Reding, per chiederle di porre fine alla discriminazione nei confronti dei rom nell’Ue.

Nei prossimi giorni si svolgeranno numerose iniziative, organizzate sia da Amnesty International che dall’Associazione 21 luglio, in Italia e in Europa.

La foto che apre questo post è di Fulvia Vitale.

(Corriere della sera)

Le adesioni all’Agenda di Amnesty International in 10 punti per i diritti umani in Italia

Cinque leader, Silvio Berlusconi, Pier Luigi Bersani, Antonio Ingroia, Mario Monti, Marco Pannella, oltre a Nichi Vendola, Paolo Ferrero e a più di 380 candidati delle circoscrizioni territoriali alle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio hanno sottoscritto, integralmente o per la sua maggior parte, l’Agenda di Amnesty International in 10 punti per i diritti umani in Italia.

L’elenco completo delle adesioni è disponibile sul sito www.ricordatichedevirispondere.it.

Le adesioni sono così distribuite tra le coalizioni e i partiti in lizza: 22 della coalizione guidata da Silvio Berlusconi (PDL, Lega Nord, La Destra e altri); 183 della coalizione guidata da Pier Luigi Bersani (PD, SEL e altri); 7 di Fare per fermare il declino; 80 del MoVimento 5 Stelle; 60 di Rivoluzione Civile; 17 della coalizione guidata da Mario Monti (Scelta Civica, FLI, UDC e altri) e 16 della Lista Amnistia, Giustizia, Libertà.

Oltre 35 adesioni sono pervenute da capilista; più del 90 per cento dei candidati che hanno risposto, ha aderito a tutti i 10 punti dell’Agenda.

Siamo estremamente contenti per questo risultato, perché chi ha aderito alla nostra Agenda ha mostrato interesse concreto per i diritti umani e ha sottoscritto un impegno a portare avanti nel corso della prossima Legislatura, qualora eletto, le riforme necessarie per realizzarli” – ha dichiarato Christine Weise, presidente di Amnesty International Italia.

Il nostro messaggio a chi ha aderito alla nostra Agenda, a chi non ha aderito, a tutti coloro che avranno ruoli istituzionali nella prossima Legislatura, è questo: i diritti umani devono avere un posto prioritario nell’agenda di governo e in quella parlamentare. Occorrono profonde riforme nel campo dei diritti umani nel nostro paese e la nostra Agenda traccia un percorso chiaro” – ha affermato Carlotta Sami, direttrice generale di Amnesty International Italia.

L’Agenda di Amnesty International in 10 punti per i diritti umani in Italia è stata lanciata il 23 gennaio con la campagna “Ricordati che devi rispondere”, con l’obiettivo di chiedere ai leader delle coalizioni e delle forze politiche, così come a tutti i candidati delle circoscrizioni elettorali, un preciso impegno su 10 richieste:

  1. garantire la trasparenza delle forze di polizia e introdurre il reato di tortura
  2. fermare il femminicidio e la violenza contro le donne
  3. proteggere i rifugiati, fermare lo sfruttamento e la criminalizzazione dei migranti e sospendere gli accordi con la Libia sul controllo dell’immigrazione
  4. assicurare condizioni dignitose e rispettose dei diritti umani nelle carceri
  5. combattere l’omofobia e la transfobia e garantire tutti i diritti umani alle persone Lgbti (lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate)
  6. fermare la discriminazione, gli sgomberi forzati e la segregazione etnica dei rom
  7. creare un’istituzione nazionale indipendente per la protezione dei diritti umani
  8. imporre alle multinazionali italiane il rispetto dei diritti umani
  9. lottare contro la pena di morte nel mondo e promuovere i diritti umani nei rapporti con gli altri stati
  10. garantire il controllo sul commercio delle armi favorendo l’adozione di un trattato internazionale.

L’appello per sostenere l’Agenda di Amnesty International in 10 punti per i diritti umani in Italia è stato sottoscritto, online e offline, da oltre 22.400 persone, tra le quali i due testimonial storici dell’associazione, Alessandro Gassman e Ivano Fossati.

Ricordati che devi rispondere

firma l'appello!

http://www.ricordatichedevirispondere.it/

In vista delle elezioni politiche 2013, Amnesty International Italia lancia la campagna “Ricordati che devi rispondere. L’Italia e i diritti umani“, attraverso la quale sottoporrà ai leader delle coalizioni e a tutti i candidati delle circoscrizioni elettorali, un’Agenda in 10 punti per i diritti umani in Italia:

  1. Garantire la trasparenza delle forze di polizia e introdurre il reato di tortura
  2. Fermare il femminicidio e la violenza contro le donne
  3. Proteggere i rifugiati, fermare lo sfruttamento e la criminalizzazione dei migranti e sospendere gli accordi con la Libia sul controllo dell’immigrazione
  4. Assicurare condizioni dignitose e rispettose dei diritti umani nelle carceri
  5. Combattere l’omofobia e la transfobia e garantire tutti i diritti umani alle persone lgbti
  6. Fermare la discriminazione, gli sgomberi forzati e la segregazione etnica dei rom
  7. Creare un’istituzione nazionale indipendente per la protezione dei diritti umani
  8. Imporre alle multinazionali italiane il rispetto dei diritti umani
  9. Lottare contro la pena di morte nel mondo e promuovere i diritti umani nei rapporti con gli altri stati
  10. Garantire il controllo sul commericio delle armi favorendo l’adozione di un trattato internazionale

Firma l’appello!

Diffondi  i #10punti #dirittiumani @amnestyitalia