Volevamo braccia e sono arrivati uomini

Il 18 dicembre 2012, a seguito di missioni di ricerca effettuate nel febbraio 2012 (Milano, Roma, Rosarno) e nel giugno/luglio 2012 (Roma e le aree di Latina e Caserta), è stato pubblicato da Amnesty International un rapporto che ha riguardato i lavoratori migranti nel settore agricolo italiano. Tale documento è suddiviso in tre parti: effetti della politica migratoria italiana, testimonianze e fallimento nel garantire tutela giuridica alle vittime di sfruttamento lavorativo. Tralasciando il secondo tema, per il quale si rinvia al documento stesso in versione inglese ed italiana, nel rapporto si premette che il diritto al lavoro va tutelato in quanto tale, a prescindere dallo stato di migrante. Quanto al primo punto, Amnesty International, dopo aver brevemente analizzato la legislazione italiana sull’immigrazione, denuncia l’insufficienza delle quote di ingresso previste, l’eccesso di burocrazia e lunghezza delle procedure e la posizione di dipendenza del lavoratore nei confronti del datore di lavoro, in possesso di un eccessivo potere di ricatto: il tutto, con il conseguente rischio di un ingresso del migrante nei circuiti del lavoro illegale e dell’illegalità in genere. Quanto al terzo punto, viene denunciato con forza come il reato di “ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato”, introdotto nel maggio 2008, sia misura inutile e sproporzionata, tale anzi da frapporre ostacoli all’accesso alla giustizia per il migrante, già difficoltosa di per sé; si rileva, ancora, l’inefficienza delle ispezioni sui posti di lavoro e il proliferare di casi di caporalato (pur a fronte dell’introduzione, nel settembre 2011, di una apposita ipotesi di reato, a punire i casi di “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro”, rivelatasi però inadeguata). Il rapporto, nelle sue conclusioni finali, chiede alle autorità italiane di realizzare il diritto a condizioni di lavoro adeguate, di rivedere la politica migratoria vigente (espandendo le quote di ingresso e concedendo permessi di soggiorno temporanei ai lavoratori arrivati in Italia con un visto d’ingresso per lavoro stagionale che non possono convertire in permesso di soggiorno), di abrogare il reato di “ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato” e di modificare comunque la normativa vigente sì da garantire ai migranti l’accesso alla giustizia in caso di violazioni dei loro diritti sul lavoro, adeguandola agli strumenti internazionali previsti in materia.

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